Costituito nel 2018 dai sei produttori e trasformatori di bioplastiche (Ceplast, Ecozema, Ibi Plast, Industria Plastica Toscana, Novamont e Polycart), Biorepack è diventato il primo consorzio al mondo per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica e il settimo consorzio nazionale di filiera entrato a far parte di Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi). Ad oggi, il gruppo tratta rifiuti di bioplastica di vario tipo e garantisce ritiro, recupero e riciclo degli imballaggi, occupandosi anche di promuovere il corretto conferimento nella raccolta differenziata.
Facciamo un passo indietro: cos’è la bioplastica? Questo materiale si affaccia al mercato negli anni ‘90 con i primi sacchetti compostabili per la raccolta dei rifiuti organici e si fa strada quando entrano in vigore il divieto di vendere i sacchetti di plastica nel 2012 e l’obbligo di fornire quelli biodegradabili nel 2018. La bioplastica, infatti, è biodegradabile, compostabile e rinnovabile; un’alternativa di imballaggio efficace, a basso impatto e alte performance.
Come dimostrano i dati relativi al 2020, quello delle bioplastiche è un settore in forte crescita: sono state prodotte 110.700 tonnellate di bioplastiche e 2 milioni di tonnellate di compost dalla frazione organica della raccolta differenziata hanno prodotto un risparmio di 4,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto allo smaltimento in discarica, contribuendo a immagazzinare nel terreno 375mila tonnellate/anno di carbonio organico. Il che vale a dire un conseguente incremento della produzione di energia e biometano in maniera sostenibile.
Il consorzio Biorepack rappresenta per il nostro Paese un ulteriore progresso nel campo dell’economia circolare; infatti, se l’Italia sta facendo da apripista nell’impiego delle bioplastiche, il resto dell’Europa sta seguendo il suo esempio, incrementando l’utilizzo di packaging biodegradabili e riciclabili.
